la memoria è un ponte verso la libertà

Un attimo prima

C’è un attimo… un attimo prima quel corpo è vita, respiro, vittorie, partite perse, ricordi, amori, esperienza, paure, certezze, idee, sogni, incubi, abbracci, carezze, promesse, dolori… un attimo e quel corpo si svuota, è solo materia in attesa di divenire terra.

Di quell’attimo sono stata spettatrice inerme tante volte. La prima a 4 anni.

In quell’attimo aspetto di vedere un’anima che esca dal corpo, guardi il suo stesso corpo dal di fuori, guardi tutti noi e tutto il mondo dall’alto, leggera, e inizi a parlarci nel silenzio del pensiero.

Ho atteso ogni volta, provato a estraniarmi da tutto il resto.

Non l’ho mai vista. A volte mi è parso di sentirla per poi dirmi che è solo una creazione nella mia testa, creata da un intreccio di neuroni in un corpo che un giorno a sua volta si spegnerà.

Ho provato anche l’altra notte. Tu me lo hai promesso tante volte che saresti stato in grado di darmi un segnale, che ci saresti stato.

Me lo hai detto anche quella sera prima dell’operazione nel salutarci. Le ultime parole uscite dalla tua voce, perché dopo sarebbero state solo più scritte e gesti.

Nel salutarci ti ho detto: – Non so per quanto dormirai, non so se a tratti ti sveglierai e sarai talmente confuso da non ricordarti neppure dove ti trovi e in quale giorno. Ma cerca di registrare nella tua mente che io sarò lì, dietro una porta o accanto al tuo letto. Io ci sarò lì con te, in ogni attimo.

Erano anni che ripetevi, persino ai medici, che tu non volevi più restare solo ma sempre con me accanto, per la paura di andartene solo, senza la mia mano. Tu che sei stato solo fin da bambino, in un collegio lontano da casa, da dove tornavi e ti sentivi un estraneo perché non riuscivi più a capire le parole di chi ti aveva generato!

Forse dall’inizio ci ha unito proprio questo: la solitudine che ci portavamo addosso da sempre… anche se in modi molto diversi. Le solitudini che si univano per diventare un NOI.

Mi hai risposto: – E tu ricordati che anch’io ci sarò.

Ci ho scherzato su: – E dove vorresti scappare?

Ma io e te sapevamo benissimo che dietro quelle parole c’era ben altro messaggio.

Ci siamo rivisti al tuo risveglio. Tu non smettevi di carezzarmi il volto, per accertarti che non fossi solo un sogno.

Gli ultimi giorni in cui sperimentavamo l’alfabeto muto, parole scritte nell’aria o su fogli bianchi con inchiostro che s’inceppava.

E poi quelle ultime parole scritte disordinatamente (tu da sempre così preciso nella scrittura): – Non ce la faccio.

Ed ancora a chiedermi la mano, a carezzarmi il volto.

Un attimo… e un attimo dopo il nulla. Un attimo prima tutto era “noi”, un attimo dopo io ero nessuno. 18 anni di giorni cancellati come si cancella una lavagna.

C’è un attimo… un attimo prima che il tuo corpo è vita, respiro, vittorie, partite perse, ricordi, amori, esperienza, paure, certezze, idee, sogni, incubi, abbracci, carezze, promesse, dolori… un attimo e il tuo corpo si svuota, è solo materia che non sa ancora diventare terra.

Tu sei volata via nell’aria con lui, perché non poteva essere diversamente. Il tuo corpo ancora si muove con gesti che non controlli, non controllerai più.

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