la memoria è un ponte verso la libertà

Primo giorno di scuola

Il mio primo giorno di scuola non ha provocato molto clamore in famiglia. Prima di me c’era stato il primo giorno di scuola dei miei fratelli. Ognuno ha il proprio ruolo in famiglia. Mio fratello Alessandro era il maggiore: ogni suo passo era la prima volta per genitori e nonna. Con mio fratello Roberto tutto era vissuto  come un problema,  lui era il più vivace, colui che seguiva meno le regole, ma anche percepito come il più affettuoso e sensibile. Anche l’inizio della scuola fu vissuto come un problema per tutta la famiglia. Non voleva assolutamente restare senza mia mamma e per convincerlo, dopo vari tentativi, la sua maestra – la maestra Velo, una donna dolcissima – propose che mi fermassi anch’io con lui per quel primo giorno. L’espediente funzionò: io ero felicissima di restare.
Il mio ruolo era quello di non dare problemi. Lo era stato fin dalla nascita, forse persino prima. In sordina, in modo di non provocare grandi scossoni famliari. Mi ero adattata presto e senza troppa fatica al mio silenzio in famiglia, le emozioni erano un mondo solo mio. 

Era il 1969 ed erano due anni che attendevo quella data, dal giorno che anche mio fratello Roberto aveva iniziato la scuola elementare. Mi infastidiva essere considerata ancora troppo piccola per la scuola dei grandi. Ero felice!

Avevo frequentato un anno di scuola materna: all’asilo accedeva una stretta minoranza di bambini all’età di 5 anni. Era strutturato in modo simile alla scuola elementare: file di banchi nelle aule, si giocava solo nell’intervallo, dopo pranzo si poggiava la testa sulle braccia incrociate sul banco per il riposino.

La prima elementare la frequentai alla scuola Pietro Baricco, già scuola dei miei fratelli e prima ancora di mio padre. La mia era una classe sperimentale: la prima esperienza di classe mista, unica dell’istituto. Per la prima volta maschietti e femminucce non erano divisi in classi differenti. 

La mia maestra era molto giovane e voleva assolutamente abituarci all’integrazione; intervallare maschi e femmine facilitava anche la disciplina. Le bambine, non abituate, non volevano assolutamente avere come compagno di banco un maschietto. Io, invece, solita a giocare con due fratelli e nessuna sorella, mi trovavo molto bene. 

Il mio primo compagno di banco si chiamava Bruno Gallo e, a soli 6 anni, ricevetti la prima promessa di matrimonio.

Dalla 2ª elementare fui iscritta all’Istituto Madre Mazzarello, gestito dalle suore salesiane, dove rimasi fino al termine del secondo anno delle scuole medie. Per la 3ª media ritornai alla scuola pubblica

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