la memoria è un ponte verso la libertà

Tutto era ancora possibile

Sono trascorsi 14 giorni, da quando tutto era ancora possibile. Le nostre due ultime ore insieme. L’ultima volta che ci saremmo salutati.

Né io né te potevamo sapere. Nonostante il tuo attimo di scoramento, dovuto all’improvvisa debolezza, sono certa che neppure tu immaginavi. Forse ne hai avuto paura per un attimo.

Appena entrata nella stanza ero quasi felice: ti avevano tolto il drenaggio dalla ferita sul collo, ne avevi solo più uno del torace. Alla tracheotomia non c’era più il tubo flessibile attaccato. Ho pensato che iniziassero i preparativi per il lunedì che dovevano toglierti tutto.

Ti ho visto più debole della sera precedente. Avevi il ghiaccio sulla mano sinistra, gonfia da quando eri stato operato. Mi chiedevi di sistemare i sacchetti di ghiaccio sopra la mano. Ho notato che non erano più freddi e sono andata a chiederne altri. Mi hai chiesto di mettertene uno in fronte. Non eri caldo, ma ti dava sollievo al calore che c’era nella stanza.

Ho poi visto che dal tubo della CPAP per la tracheotomia usciva ancora aria e mi è parso strano lo avessero tolto senza spegnerlo. Così ho chiamato. Lo hanno riattaccato e spiegato che serviva solo per umidificare.

Ti ho rinfrescato il viso, la testa, il collo, le braccia e le mani, le gambe. Sistemato il lenzuolo.

Facevi più fatica a scrivere e il tratto era più incerto, come il primo giorno dopo l’operazione. Mi hai scritto “non ce la faccio” e per un attimo hai pianto. In 18 anni l’unica volta. Ti sei subito ripreso e fatto segno che andava tutto bene. Ti ho carezzato la testa e chiesto se avevi dolore e mi hai fatto segno di no. Ti ho chiesto se ti sentivi debole e mi hai fatto segno di sì. Ti ho ricordato che avresti dovuto pazientare ancora due giorni, poi ti avrebbero liberato di tutto, ti saresti alzato e tutto sarebbe andato meglio.

Ho voluto chiedere di parlare con i dottori. Anche se tu facevi segno di no. Mi hanno detto che erano impegnati in pronto soccorso per un’urgenza ma sarebbero saliti appena terminato. Intanto ti hanno misurato l’ossigenazione e detto che tutto procedeva come sempre.

Le ultime due ore nostre. Né io né te potevamo saperlo. Cosa ci saremmo detti se avessimo saputo? Io ti avrei chiesto di portarmi con te, se proprio dovevi partire. Forse saremmo stati semplicemente così, senza il coraggio di parlare, a guardarci negli occhi.

Tu mi hai carezzato tutto il tempo il viso. Ci siamo tenuti per mano. Quelle carezze sono ancora qui sul mio volto. Quelle carezze di quando tutto era ancora possibile.

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