la memoria è un ponte verso la libertà

S. Fiorentino

Oggi è stato il giorno del tuo onomastico: San Fiorentino. Cercai e scoprii io questa ricorrenza. Non avevi mai conosciuto prima la data in cui si festeggia il tuo nome. Sono tanti a non festeggiare gli onomastici; nella mia famiglia d’origine, invece, hanno sempre avuto notevole rilievo e fin dalla nascita si ricercava il giorno in cui ricorreva il Santo del nome.

Auguri, amore mio.

Da quel 9 luglio che segna la data della tua morte, non faccio che chiedermi, chiederti, se di noi resta qualcosa dopo che il nostro corpo ci abbandona. No, non parlo del ricordo nelle persone che ci hanno amato; nemmeno di quanto uno ha costruito nella sua vita. Io voglio sapere se tu sei ancora presente e non solo passato; se anche privo del tuo corpo, qualcosa di te è rimasto, quella cosa che noi chiamiamo anima. Voglio sapere se tu in qualche modo puoi ancora sentirmi, starmi vicino. Puoi sapere di me.
Io proseguo a condividere ogni mio istante con te; ti parlo come se tu potessi sentirmi, anche solo col pensiero. Ho la sensazione che tu sia dentro di me, nel mio stesso corpo. È una lotta fra emozione e razionalità.
Ti ricordi? Ne abbiamo parlato tante volte. E ci dicevamo che il giorno che uno di noi se ne fosse andato, se ci fosse stato qualcosa oltre quel limite, avrebbe trovato il modo di inviare all’altro/a qualche segnale per dirgli che gli era accanto.

La sera prima dell’operazione, salutandomi mi hai detto: – Ricordati che io ci sarò sempre con te, qualsiasi cosa accada. – Sono state le ultime parole che hai pronunciato perché al risveglio dall’operazione avevi la tracheotomia e non potevi parlare. Comunicavamo a gesti oppure scrivevi sul foglio che io ti reggevo.
Ma tu allora eri qui e non potevi sapere cosa ci sarebbe stato in quel dopo che tutti ci attende.

Ogni notte mi addormento sentendo la tua voce registrata ed è come se in ogni parola sentissi un messaggio che mi stai inviando. Spero di raggiungerti nel sonno, ma solo una volta per ora ci sono riuscita.

Ieri mattina ti ho nuovamente implorato di trovare il modo di farmi sapere della tua presenza e dopo pochi minuti mi è arrivata una chiamata telefonica con una risposta inaspettata. Nel pomeriggio un’altra conferma di qualcosa che attendevamo da tre anni e avevamo perso ogni speranza che ancora accadesse.
Probabilmente sono tutte mie costruzioni mentali, ma improvvisamente mi è parso chiaro che fosti tu a comunicare con me, a farmi sapere che non mi hai lasciato, che sarai sempre accanto.

Ho pianto. Ho pianto e ti ho detto: – Allora è vero che ci sei.
Ho pianto perché resterà sempre in me questa lotta fra il sentirti accanto e il pensare che sia unicamente una mia costruzione mentale per non accettare la realtà.

Ho una sola certezza. Non so se c’è stato qualcosa prima di quella che noi chiamiamo ora vita e se c’è qualcosa dopo. So, però, che le nostre due anime erano destinate a incontrarsi. Abbiamo dovuto percorrere molta strada prima di trovarci, anche in questa vita. Quando è accaduto è stato talmente chiaro ad entrambi che ci eravamo completati vicendevolmente, che fino a quel momento ad ognuno era mancata l’altra parte. Talmente forte la certezza da averne quasi paura.

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