la memoria è un ponte verso la libertà

Pinocchio… i tuoi occhi

Stamattina ci ha chiamato il Comune per fissare la data delle pubblicazioni di Matrimonio…

Ho dovuto rispondere che non sarà celebrato alcun matrimonio. La nostra unione era destinata a rimanere solo “nostra”, senza alcuna celebrazione pubblica. Io e te l’abbiamo celebrata ogni giorno per 18 anni.

Ciò che mi colpì fin dalla prima volta che ti ho incontrato – più perplessa che convinta di avere un appuntamento con un gendarme – furono i tuoi occhi, il modo in cui mi guardavi, i tuoi modi gentili, pesino un po’ retrò… a cui non ero mai stata abituata.
Il primo appuntamento fu a Parma. Posteggiai la mia auto e proseguimmo con la tua. Per salire e scendere venivi ad aprirmi la portiera ed io scherzando ti dicevo: – Guarda che ci riesco anche da sola!
Passeggiando tu continuavi a passare alla mia sinistra… io ti ho chiesto perché proseguivi a cambiare postazione e tu: – La mia donna deve sempre stare alla destra!
Siamo andati a sederci al tavolino all’aperto di un bar per una consumazione… mi hai spostato la sedia per farmi accomodare e ti sei seduto solo dopo di me.
Io ti guardavo un po’ stupita e ti ho domandato: – Da dove arrivi, dalla trama di un film dell’800 o da una piece teatrale?

Quando era ora di salutarci, non trovavamo più dove avevo posteggiato la mia auto. Era ormai buio.
Vengo con te a Torino e domani con la luce torniamo qui a recuperare la tua auto!
Interpretai questa tua proposta come una battuta per corteggiare… ma guardandoci negli occhi capii che tu eri davvero pronto a farlo. Ovviamente rifiutai e l’auto, dopo innumerovili giri, la ritrovammo. Come rifiutai i primi tempi tante altre tue proposte, più che convinto di voler fin da subito impostare una vita insieme, mollando tutto il resto.
Sei la donna che voglio sposare!
Ma se neanche mi conosci… – rispondevo.

Nei tuoi occhi ho visto fin da subito lo sguardo di un Uomo buono, corretto, protettivo… pur nascondendoti dietro i tuoi baffoni (che portavi all’epoca) e all’espressione un po’ austera da gendarme che a tratti indossavi. Mi sembravi persino irreale… tanto che alle tue galanterie rispondevo chiamandoti Pinocchio… dicendo che eri un gran racconta frottole allo scopo di corteggiare. Ma non l’ho mai pensato davvero. Ho capito fin da subito la bella persona che eri e sei sempre stato.
Il secondo appuntamento fu a Piacenza e ad una fiera ti regalai la statuetta di Pinocchio che appesi allo specchietto retrovisore della tua auto.

Quello sguardo l’ho rivisto ogni giorno che siamo stati insieme, fino all’ultimo saluto. Non lo dimenticherò mai.

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