la memoria è un ponte verso la libertà

Nonna Lina

Nonna Lina, all’anagrafe Adelina Maria Albano, nata il 7 ottobre del 1904, sposata con Alessandro Alberti [Nonno Sandro], mamma di Mario Alberti, deceduta il 26 febbraio del 1976…

mia nonna paterna viveva con noi ed io dividevo la camera con lei. Una donna piccolina dall’aspetto fisico fragile ma con un carattere tenace e tosto.

Proveniva da una famiglia umile, sua mamma, rimasta vedova molto giovane si era risposata, lei era figlia del secondo matrimonio. La mamma e la sorella Matilde morirono sotto i bombardamenti del 1943; fu mio nonno, vigile urbano, a scavare e trovare i corpi fra le macerie.

Nonostante le sue origini, aveva una personalità finemente nobile piemontese. Collezionava portafogli, borse e scarpe. Amava le pasticcerie – caffetterie piemontesi nelle quali non mancava mai di acquistare i migliori pasticcini ad ogni ricorrenza. Pranzo al ristorante che offriva all’intera famiglia nel giorno di ferragosto.

Seppure nutriva un rapporto possessivo con mio padre, suo unico figlio, ebbe un rapporto bellissimo con mia madre, la quale ricambiava nei suoi confronti una dedizione assoluta. Stesso parrucchiere e pettinatura, stessi abiti in occasione delle festività. Certamente qualche contrarietà reciproca c’era da entrambe, ma vissuta con la più totale volontà di superarle per il bene più profondo di essere parte della stessa famiglia.

Nell’ottobre del 1975, recandosi in chiesa per la funzione del sabato sera, cadde per un giramento di testa: frattura del femore che, dopo operazione, la costrinse sulla sedia a rotelle. Mio padre s’incolpò sempre di esserne stato l’artefice per essere ripartito troppo presto con l’auto con la quale l’aveva accompagnata. Non volle mai più camminare, nonostante gli incoraggiamenti dei medici, di mio padre e noi tutti familiari. In quei suoi ultimi otto mesi da quella sedia, comunque, ci teneva tutti sotto controllo e governava l’intera famiglia.

Instaurai con lei un rapporto intenso, d’altronde con la nonna materna il tempo era stato troppo breve. I nonni se ne sono andati prima di poterli conoscere. Nonno Sandro, suo marito, l’ho vissuto dai suoi ricordi, da quelli di mio padre e persino da mia madre: era stato per tutti un importante punto di riferimento e lo avevano molto amato. Di Nonno Francesco mi è giunto molto poco, forse perché quando sono nata era morto già da alcuni anni. Mia madre non raccontò mai molto, forse come forma di auto-difesa.
Nonna Lina ogni mattina mi salutava quando uscivo per andare a scuola e voleva un bacio: non mi dovessi più trovare al tuo ritorno, ricordati che ti ho voluto un mondo di bene e tu sei la mia unica erede (ero io l’unica nipote femmina). E fu proprio tornando da scuola il 26 febbraio del 1976 che la trovai immobile nel suo letto. Quella morte mi sconvolse: vegliai il suo corpo l’intera notte con mio padre. Seguirono mesi di incubi dai quali mi risvegliavo urlando.

Nello scorrere della vita mi sono spesso tornate in mente sue parole, suoi gesti, insegnamenti che mi hanno confermato l’importanza del rapporto con i nonni: legame indissolubile con la nostra storia, le nostre origini. Ho anche percepito la forte mancanza delle figure degli altri nonni.

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