la memoria è un ponte verso la libertà

Non scriverò la data

Non scriverò la data della tua morte sul calendario. Dovrei scrivere al suo fianco la mia e non si è mai visto che una persona scriva la data della propria dipartita.

Ogni volta che una persona a noi vicina ci lascia, muore quella parte di noi che ne condivideva la vita. La restante vita va a colmare in qualche modo il vuoto rimasto. Un po’ come accadeva al tuo cuore che quando una parte è morta con quel brutto infarto del 2006, la restante parte ne aveva preso il posto e proseguiva a battere, pompare sangue e distribuirlo in tutto il corpo.

Poi ci sono vuoti importanti che non si riescono a colmare del tutto, come la perdita di mia madre e mio padre, ma la vita impara ad andare avanti senza; ci si inventa una nuova vita che non li comprenda.

Ma se a morire è l’organo principale, come quando il tuo cuore ha smesso di battere, allora non c’è più sangue da pompare, non c’è più vita da inventare. E tu eri l’organo che pompava sangue nella mia vita, non solo nella tua.

Non ho alcuna altra energia che possa inventare una vita che non ti comprenda e nemmeno la voglio questa vita da inventare da sola.

La tua ultima notte respiravi in quanto una macchina ti dava ossigeno, il tuo respiro man mano diminuiva; sono stata per ore ad assistere alla lenta eppur drammaticamente veloce e alternata discesa: 18, 14, 12, 13, 10 e infine 8 respiri al minuto. Ma tu già non c’eri più. Poi d’un tratto il respiro è finito.

La stessa cosa vale per me. Respiro perché la macchina che ho dentro prosegue a darmi ossigeno. Ma il mio respiro è talmente rallentato che “io” già non ci sono più.

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