Forse un giorno mi abituerò alla tua assenza. In questa assurda vita ci si abitua a tutto. Per ora ne sono ben lontana. Vivo ogni momento come dovessi prima o poi arrivare tu.

Chissà cosa penseresti se potessi leggere tutte le lettere che ti scrivo ogni giorno!

Forse un giorno mi abituerò ma non sarà mai più “vita”. Mi abituerò a passare i giorni e forse gli anni da sola, ogni giorno un po’ più sola, ogni giorno con un acciaio in più e più difficoltà ad andare avanti. 

Forse persino i ricordi di “noi” inizieranno a sfumare. Ne ho paura. Scrivo per poterli rileggere, se la mia mente dovesse cancellarli.

Per ora faccio di tutto per mantenere il nostro contatto. Risento la tua pelle sotto le mie dita come se ancora ti carezzassi. Sento le tue sopracciglia, le tue palpebre. Sento i peli del tuo torace. Sento le tue gambe intrecciate alle mie. Sento le tue braccia forti e il palmo della tua nano contro la mia.

E dire che il tuo corpo si starà già sgretolando. Ma io lo sento.

E sento la tua voce. Ti sento rispondermi tutto il giorno. E abbraccio l’aria intorno la sedia della cucina, alle tue spalle e mi chino in avanti per sentire il tuo bacio.

E sono scollegata da tutto il mondo, intrappolata in questo tempo sospeso. Il mondo là fuori va avanti. Ma io sono ferma a quel 9 luglio, come se questi mesi non fossero passati, senonché per il dolore costante e infinito che mi consuma. Fatico a ricordare cosa ho fatto, dove sono stata.

Non ho voglia, né forza, né interesse per uscirne. Quando mi capita di uscire e vedere gente, ti porto con me, e quando rientro è come se ritrovassi la nostra intimità.

Per quanto male faccia, un dolore che mi spappola gola, cuore, schiena, stomaco, braccia e gambe, non voglio perderlo perché è l’unico contatto che ti tiene legato a me ed io questa fune non la spezzerò mai. Forse è la tua anima a tenermi legata, per ancora sorreggermi. Per non perderci. Ho il terrore che possa la mia mente spezzarla.