la memoria è un ponte verso la libertà

Chiudere i tuoi occhi sulla vita

Da circa mezz’ora – una settimana fa – ci stavamo salutando e vedendo per l’ultima volta, con la promessa di rivederci alle 19:30. Io arrivavo sempre prima e mi sedevo su quella poltrona su cui tu ti eri seduto il giorno del ricovero mentre aspettavamo che ci chiamassero. Non avevi il celullare perché non riuscivi ancora a gestirlo, altrimenti ti avrei scritto che io ero già dietro la porta che aspettavo… ma tu questo forse lo sapevi. Lo sapevi anche troppo bene. Ogni volta che arrivavo in camera mi chiedevi come stavo, dove ero stata, cosa avevo mangiato. Lo sapevi che io ero dietro quella porta, c’ero stata ad ogni tuo ricovero.

Tu non mi avresti più rivista… avrei voluto essere la tua ultima immagine… non quella di un dottoressa o un infermiere, ma il mio volto; avrei voluto tenerti la mano mentre ti addormentavano dal sonno dal quale non ti saresti più svegliato. Me lo avevi detto tante volte che lo volevi, te lo avevo promesso sempre.

Io ti avrei rivisto in una nuova sala di rianimazione. Gli occhi ti si aprivano ed io te li chiudevo quando mi hanno detto che non c’era più alcuna speranza che ti risvegliassi. Volevo essere io a chiudere i tuoi occhi sulla vita.

12 ore esatte da quel saluto e hai dato l’ultimo respiro.

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